PROGETTO
L’opera è concepita come un’installazione in due parti: una all’esterno e l’altra all’interno del Padiglione Italia.
A) ESTERNO
Un’immagine fotografica semi-sommersa di circa 60×20 m. occupa lo specchio d’acqua di uno dei due antichi bacini coperti dell’Arsenale. L’immagine rappresenta contemporaneamente due cerchi d’acqua e il simbolo d’Infinito. Un sasso gettato nell’acqua ha creato la scissione della prima cellula dando inizio ad un processo moltiplicativo. L’atto fotografico congela l’azione, rende eterno l’istante e il divenire del tempo: presente e passato, staticità e cambiamento, finito e infinito sono simultaneamente presenti; il luogo è reale ed insieme virtuale.
L’immagine giace
sommersa nell’acqua.
Traccia istantanea,
incognita vita.
Accadimento precario,
segreto del luogo.
Tutto scorre:
fluida, la vita s’arresta nel tempo.
B) INTERNO
L’opera nasce come installazione multimedia concepita appositamente per lo spazio delle Tese delle Vergini: in particolare per la grande parete e l’area circostante del secondo edificio, entrando a sinistra, del nuovo Padiglione Italia.
MEDIA: luce, suono, fotografia, proiezione e immagine computerizzata interagiscono con lo spazio architettonico, che è parte essenziale del lavoro, all’interno di un’unica opera realizzata con componenti statiche e dinamiche, fisiche e virtuali.
LUCE: 12 light-box nelle nicchie della parete trasformano il piano verticale in una grande vetrata auto-illuminata, come se la luce diurna esterna penetrasse attraverso 12 finestre. La luce è soggetto e medium dell’opera: genera vita e immagine.
FOTOGRAFIA: La vetrata rende contemporaneamente visibili due cerchi d’acqua e il simbolo dell’Infinito: è la scissione della prima cellula che dà inizio ad un processo generativo. L’atto fotografico arresta l’azione, rendendo eterno l’istante e il divenire del tempo: presente e passato, staticità e cambiamento sono simultaneamente presenti. L’esterno e l’interno si collegano attraverso un’unica struttura luminosa irradiante.
PROIEZIONE: Attraverso una video proiezione in scala 1:1 della facciata sulla facciata stessa, l’immagine è proiettata staticamente a registro sull’architettura. All’apparire del suono l’immagine si anima e prende vita: un programma pilotato da computer genera una perturbazione modulata dalle frequenze sonore delle superfici di mattoni rossi (perimetro, pilastri orizzontali e verticali). Proiezione e immagine sfidano la staticità del luogo e danno vita e movimento all’architettura, che diviene così parte dell’opera.
SUONO: Le onde sonore generano il movimento visivo. Un impianto acustico dotato di più sorgenti e controllato da un sistema computerizzato, elabora e diffonde immateriali sequenze sonore che modulano e mettono in oscillazione l’immagine architettonica proiettata, offrendo una percezione fluida e dinamica delle aree opache della facciata. Il suono governa il tempo e permea immaterialmente il luogo, collegando in un’invisibile relazione luce, spazio e immagine. L’opera I Nomi del Tempo è composta da elementi reali e da elementi virtuali che interagiscono su multipli livelli, compresenti: quello statico dell’architettura, quello irradiante della luce e dell’immagine e quello dinamico del suono. Sono piani di realtà intimamente connessi, che donano vita e splendore alla grande parete, trasformandola in un’immenso portale: chi vi si pone d’innanzi avverte la presenza di spazi e di tempi diversi che la luce intimamente collega tra loro in un luogo di visione e d’ascolto, di meditazione ed esperienza.
http://silviowolf.com/projects/gaggiandre/ (01.03.2019)
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